Si chiamano "assestment" o più semplicemente colloqui di gruppo, incontri durante i quali un numero generalmente pari di persone, equamente suddivise fra uomini e donne, vengono convocate in una stanza asettica e sottoposti ad una serie di test "psicoattitudinali" e situazioni lavorative ricorrenti durante le quali viene chiesto di immedesimarsi e prendere una decisione possibilmente condivisa dal gruppo.
Il tutto sotto l'occhio vigile del responsabile risorse umane che in un angolo della stanza ascolta, osserva e prende appunti.
Si parte con la classica presentazione: in non più di tre minuti uno alla volta in piedi davanti a perfetti sconosciuti, si è chiamati a parlare di noi, del nostro passato, presente e futuro, dei nostri sogni e obiettivi. In breve dobbiamo venderci nel miglior modo possibile cercando di riassumere la nostra vita in modo coinvolgente e interessante. E non importa se durante il racconto inventiamo qualcosa od omettiamo quel particolare che non ci fa apparire esattamente come delle persone responsabili, affidabili e vincenti. L'importante è che ciò che diciamo faccia breccia nel cuore dell'esaminatore, annientando la concorrenza. Come un post di successo su Facebook, deve essere coinciso ed originale non necessariamente veritiero. Solo così riceverà tanti like.
Dopo parte il classico quesito che io ho ribattezzato delle tre porte.
La domanda recita: "Hai di fronte a te tre porte: una rossa a destra, una bianca al centro e una azzurra a sinistra. Quale scegli di aprire?"
E improvvisamente il colloquio si trasforma in un quiz tv, in un gioco a premi. Se riesci ad aprire la porta giusta forse vincerai il posto di lavoro altrimenti te ne torni a casa.
Con l'unica sottile differenza che in questo caso non esiste una risposta giusta o sbagliata, semplicemente non esiste risposta.
"La mia generazione ha fame di occasioni che questo tempo non gli dà."
(Chiara Grispo)